COMMISSIONE PRESBITERALE ITALIANA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La dimensione comunitaria del ministero presbiterale

Introduzione: una pesante eredità individualistaAlcuni anni fa uno stimato prete settantacinquenne della mia diocesi tenne al Consiglio presbiterale un breve discorso che mi è sempre rimasto impresso. Il vescovo aveva introdotto l’argomento della comunione nel presbiterio, insistendo molto sulla sua necessità, sulle modalità e sullo stile che dovrebbe caratterizzarla, e invitando eventualmente a proporsi per […]
4 Ottobre 2007

Introduzione: una pesante eredità individualista

Alcuni anni fa uno stimato prete settantacinquenne della mia diocesi tenne al Consiglio presbiterale un breve discorso che mi è sempre rimasto impresso. Il vescovo aveva introdotto l’argomento della comunione nel presbiterio, insistendo molto sulla sua necessità, sulle modalità e sullo stile che dovrebbe caratterizzarla, e invitando eventualmente a proporsi per la realizzazione di piccole comunità di preti in alcuni punti della diocesi. Questo anziano confratello prese la parola e, con bonaria ironia, chiese al vescovo di avere pazienza con i preti ordinati prima del Concilio,
perché erano stati formati in Seminario ad un ideale sacerdotale rigorosamente asettico ed equidistante, anaffettivo e distaccato; e siccome oltretutto erano stati educati ad obbedire, diventava per loro molto difficile staccarsi da  quell’impostazione ed assumere quella della ‘relazione’.
Egli ricordava poi due motti che continuamente gli educatori ripetevano ai seminaristi: ‘evitare le amicizie particolari’ e ‘trattare tutti allo stesso modo’; rammentava infine le punizioni da lui (e da molti altri) ricevute per il fatto di avere frequentato più l’uno che l’altro compagno o di avere esercitato parzialità. Un altro dei presenti, di poco più giovane, avanzò poi una vera e propria obiezione all’introduzione del vescovo, sostenendo che la relazione comunitaria è propria della vita dei religiosi, mentre il prete è per sua natura chiamato ad una certa solitudine, ad immagine di Cristo stesso.
Effettivamente la teologia del ministero ordinato bussò alla porta del Vaticano II rivestita di un marcato individualismo rispetto alle relazioni ecclesiali; individualismo alla cui base si colgono diverse cause teologiche e pastorali. E’ utile richiamarne qualcuna.

ALLEGATI