he non hanno ricevuto questo sacramento nella preadolescenza.
La nostra Commissione ritiene opportuno che la cresima degli adulti trovi spazio dentro un itinerario non troppo episodico né troppo individualistico. Sarebbe meglio offrire un percorso nel quale la preparazione avvenga in un gruppo e la celebrazione si collochi all’interno di una comunità cristiana riconoscibile da parte dei cresimandi.
Susa, 16 settembre 2004Documento elaborato dalla Commissione Presbiterale Piemonte-Valle d’Aosta e approvato nella sessione del 22 giugno 2004. E stato presentato alla Conferenza Episcopale Piemontese nell’incontro congiunto con la Commissione Presbiterale a Susa il 16 settembre 2004. Presentato alla Commissione presbiterale italiana nell’incontro del 29-30 sett. 2004.
RIFLESSIONE SULLA INIZIAZIONE CRISTIANA DEI FANCIULLI
La riflessione sull’iniziazione cristiana dei fanciulli che ha già trovato una prima collocazione all’interno della Nota sulla parrocchia ha avuto un’eco nei lavori della Commissione Presbiterale Regionale che vi ha dedicato tre incontri, promuovendo anche un’indagine nei Consigli Presbiterali. Diocesani. Questa lettera intende offrire alla Conferenza Episcopale Piemontese il contributo del lavoro svolto dalla Commissione in quest’anno.
PROPOSTA DI INTERROGATIVI
CIRCA LA INIZIAZIONE CRISTIANA DEI FANCIULLI
Non potendo affrontare per intero il discorso a proposito dell’Iniziazione Cristiana lo limitiamo, per ora, ai fanciulli.
Partiamo da alcune affermazioni riconosciute come valide nel Documento di Base per il Rinnovamento della catechesi.
1. Non ci può essere buona iniziazione cristiana se la visione dell’Iniziazione Cristiana si riduce a un tempo di catechesi in preparazione ai Sacramenti.
Come ripresentare il progetto previsto nel Documento di Base ‘per la vita cristiana’ che già fa parte del progetto di rinnovamento catechistico italiano senza cadere in una pura preparazione dottrinale o in una semplice animazione comunitaria? Quali iniziative sono in atto?
2. Particolare rilevanza assume nel Documento di Base il rapporto parrocchia-famiglia, considerato fondamentale nel rapporto educativo che rende fruttuosa l’Iniziazione Cristiana.
Come coinvolgere la famiglia in un percorso più organico e più lungo nel processo di Iniziazione Cristiana? … Prima della catechesi parrocchiale … Durante la catechesi di iniziazione cristiana … In occasione di circostanze significative.
3. Secondo il Documento di Base è fondamentale il rapporto tra catechesi e liturgia (in particolare con l’Eucaristia domenicale e con l’anno liturgico), tra catechesi e testimonianza della carità. E’ infatti in questi ambiti che i fanciulli incontrano la Comunità Cristiana.
In che modo elaborare un percorso di Iniziazione Cristiana che coinvolga la Comunità Parrocchiale?
RIFLESSIONI DELLA COMMISSIONE PRESBITERALE
Segni evidenti a cornice dell’insufficienza delle attuali proposte riguardanti i fanciulli si possono cogliere nel battesimo dei neonati dato praticamente a tutti coloro che lo chiedono e il cosiddetto “postcresima”, con ragazzi che abbandonano non solo il catechismo, ma anche la pratica della fede. Contemporaneamente, pur con tutte le difficoltà che presenta oggi il modello dell’I.C. in età minorile, si riconosce che non si parte da zero. Un primo passo, fondamentale, è stato fatto negli anni settanta dal movimento catechistico italiano. Il Documento Base (1970) ha già iniziato una stagione di sostanziale rinnovamento della catechesi, riassumibile nel passaggio dal “catechismo della dottrina cristiana”alla “catechesi per la vita cristiana”. E’ una scelta che va riconfermata, anche alla luce di quanto ha maturato la Lettera di riconsegna del Documento Base nel 1988, e che è ancora tutt’altro che pienamente attuata. Si è tutti d’accordo sulla necessità di non scoraggiarsi e di rilanciare un cammino che richiede un cambio di mentalità a partire dai presbiteri. Molti sono già i tentativi nell’ambito dell’Iniziazione Cristiana tesi a coinvolgere maggiormente sia i responsabili che i destinatari dell’annuncio, ma bisogna mettere in conto tempi lunghi e rispetto nei confronti degli attuali collaboratori. Si tratta di individuare percorsi di fede, perché la catechesi si pone a servizio della nascita e della crescita della fede, declinati in una vita cristiana in tutti i suoi aspetti.
La commissione ha scelto di sviluppare le sue osservazioni attorno a tre principi consolidati.
Primo principio
1) E pieno il consenso di tutti sulla centralità della comunità parrocchiale nell’iniziazione cristiana dei fanciulli: è a partire dalla comunità parrocchiale resa protagonista primaria dell’iniziazione cristiana che si può sperare nella sua efficacia.
1.A. Le inadeguatezze
1.A.a. Si constata che questa efficacia è compromessa dalla scarsa connessione tra catechesi, liturgia e carità percepiti non di rado come compartimenti stagni. Dovunque si verifica la massiccia presenza dei fanciulli al catechismo e la frequente latitanza all’Eucaristia domenicale, la prevalente finalizzazione sacramentale del catechismo e l’episodico legame con una dottrina che si traduce in carità, in definitiva il tenue legame tra fede e vita.
1.A.b. La debole presenza di un laicato conscio delle proprie responsabilità educative rende faticoso il reperimento e la formazione di catechisti che rispondano alle esigenze di competenza, continuità e gratuità.
1.A.c. La fragile connessione tra catechismo e oratorio e oratorio e comunità adulta espropria il fanciullo della ricchezza che potrebbe attingere dal dialogo tra le diverse generazioni e dal confronto con una nube di testimoni.
1.A.d. La scelta dei padrini risponde frequentemente ad esigenze estranee a criteri di fede e tiene in scarsa considerazione il compito educativo della comunità cristiana, a volte latitante nella sua identificazione concreta.
1.B. Le risorse
1.B.a. Tutti concordano sulla necessità di cercare forme di coinvolgimento maggiore della comunità parrocchiale nell’opera catechistica soprattutto valorizzando la domenica e i tempi liturgici forti attorno alla centralità del mistero cristiano e al primato della figura di Gesù. L’obiettivo di rendere la parrocchia comunità aperta alla missione nell’annuncio, nella celebrazione, nella testimonianza della carità, privilegiando i poveri, è una meta da raggiungere, ma non è una chimera: ne sono indice a volte Consigli Pastorali consapevoli del loro compito apostolico.
1.B.b. I/le catechisti/e restano pur sempre anche in Piemonte una risorsa attiva che integra il ministero sacerdotale nell’ottica di un ruolo educativo tra i più esplicitamente riconosciuti e molteplici sforzi sono attivati in vista della loro migliore qualificazione.
1.B.c. Si guarda con trepidazione alla valorizzazione dell’oratorio, cercando forme nuove di aggregazione e impegnando a una maggiore integrazione educativa, mentre è sempre preziosa la testimonianza data da singole persone animate da vero spirito ecclesiale.
1.B.d. Nonostante la difficoltà dovuta alla notevole mobilità, ci sono tentativi di fare incontri con i padrini, in genere legati all’incontro con le famiglie, almeno in vista della preparazione immediata ai sacramenti.
1.C. Le attuazioni
1.C.a. C’è l’impegno diffuso a ricuperare il pieno valore formativo dell’Eucaristia festiva con forme di animazione che la svelino veramente come fonte e culmine della vita cristiana.
1.C.b. Si diffondono sempre più corsi e percorsi per la formazione dei formatori e specificamente dei/le catechisti/e, compito primario del sacerdote con la collaborazione di “esperti” anche in forme interparrocchiali.
1.C.c. Esistono progetti d’oratorio, scelte del gruppo, responsabili di settori pastorali, forme di unità pastorale, figure apostoliche significative che non mancano mai, perché lo Spirito non finisce di suscitarle.
1.C.d. In diverse comunità ci sono persone preparate e disponibili ad assumersi l’impegno a far da padrini, quando la famiglia non abbia riferimenti idonei.
Secondo principio
2) Tutti concordano sulla necessità del pieno ricupero della famiglia, cui spetta, anche nella comunità cristiana il primario diritto/dovere educativo dei figli: l’assenza della famiglia pregiudica normalmente l’efficacia educativa dell’iniziazione cristiana.
2.A. Le inadeguatezze
2.A.a. La crisi del rapporto fede-vita presente in molte famiglie frustra la capacità educativa nel diffuso clima culturale della secolarizzazione.
2.A.b. Il traguardo a cui tendono molte famiglie sembra ridursi al sacramento da ricevere piuttosto che alla vita cristiana da costruire nei figli. Addirittura c’è chi mira all’appuntamento sacramentale per motivi estranei al suo valore ecclesiale, come per esempio a una festa da fare. I sacramenti allora non sono più strumenti efficaci per la vita cristiana, ma elementi qualificanti della cosiddetta “religione civile”.
2.A.c. Non mancano, purtroppo, situazioni familiari compromesse da divisioni, divorzi, convivenze, parametri incompatibili col matrimonio cristiano: esse complicano non poco la redazione di progetti organici.
2.A.d. Un nuovo orizzonte inesplorato è dato dalle famiglie immigrate con carichi culturali, religiosi, civili diversi dai nostri e diversi anche tra loro con una miriade di situazioni non facilmente assimilabili.
2.B. Le risorse
2.B.a. Tutti concordano ormai che non basta occuparsi dei figli: occorre ricuperare il ruolo dei genitori alla sua primaria funzione. Questa persuasione stimola a individuare nuove energie per entrare in dialogo con la famiglia senza preclusioni e senza pregiudizi. Non si tratta di rifiutare in partenza i sacramenti, ma di abilitare in chiave cristiana la richiesta che resta, comunque, un notevole punto a favore.
2.B.b. In quest’ottica molti tentativi sono messi in opera per passare dal dissenso all’assenso e dall’assenso al consenso. Questo impegno, che tende a non intraprendere la drastica strada del rifiuto, induce a intessere con le famiglie rapporti che non si riducono a qualche incontro organizzativo in occasione dei sacramenti, ma si allargano a riconsegnare alle famiglie stesse i valori dell’iniziazione cristiana dei figli. Si tratta a volte della reiniziazione degli adulti, dei genitori stessi.
2.B.c. Si pensa che nemmeno nei casi più ardui si debba desistere allo sforzo di rimotivare in senso evangelico la richiesta dei genitori, che vanno aiutati anche quando sono “cristiani della soglia”: tutti possono fare qualche passo avanti nella direzione voluta da un’autentica iniziazione cristiana.
2.B.d. In linea generale vanno favorite le richieste avanzate dalle famiglie immigrate: occorre discernere la situazione della famiglia per “leggerla” nella sua tradizione religiosa, ma anche per aiutarla a “leggersi” nella nostra tradizione e in ogni caso, per tutti, nelle esigenze evangeliche immutabili anche in un mondo che cambia rapidamente come il nostro.
2.C. Le attuazioni
2.C.a. Tutti avvertono la necessità di programmare incontri, in forme e modi diversi, con percorsi brevi o lunghi, per le famiglie che chiedono per i figli i sacramenti dell’I.C.
2.C.b. Ci sono esperienze, più o meno riuscite, di accompagnamento delle famiglie a partire dal battesimo su su fino a oltre la confermazione, servendosi anche di educatori esperti. In quest’ambito non mancano esperienze in cui i genitori stessi diventano catechisti dei figli o condividono il percorso dei figli con presenze nei gruppi catechistici.
2.C.c. Ci sono tentativi di ricuperare anche le famiglie che vivono situazioni di crisi almeno con incontri personali da parte del sacerdote. In ogni caso non è trascurabile anche l’attenzione ai nonni.
2.C.d. Talvolta si costituiscono dei gruppi etnici, soprattutto per il battesimo. Più avanti normalmente i figli frequentano il catechismo con gli altri. Importante diventa il compito dei padrini.
Terzo principio
3) Tutti riconoscono che il catechismo è per la vita cristiana e quindi è finalizzato a impostare una maturità cristiana sempre più efficace. Non basta più la preparazione immediata ai sacramenti. Ci vuole un percorso lungo che accompagni il fanciullo nella sua formazione.
3.A. Le inadeguatezze
3.A.a. E’ ancora troppo accentuata la dimensione dottrinale che tende più a “far sapere” che a “far vivere” in base allo slogan:”Catechismo sì, Messa no, Carità forse”.
3.A.b. L’impostazione troppo appiattita sull’anno scolastico rischia di ridurre il catechismo a “lezione”, la “trasmissione” ad “apprendimento”.
3.A.c. La rigidità della programmazione, l’inconcludenza degli obiettivi, la precarietà dell’impostazione, l’irrequietezza dei gruppi, la scarsa dimestichezza con i validi catechismi ufficiali, la povertà di certi sussidi alternativi, la fragilità dei catechisti, generano deleteri fenomeni di noia che portano al rigetto nel momento in cui “si è ricevuta la cresima”.
3.A.d. La complessità della vita dei fanciulli, sempre affannata in molteplici attività culturali o ludiche extra ed intrascolastiche costringono il catechismo in tempi poco compatibili con la pedagogia richiesta per l’educazione dei fanciulli.
3.B. Le risorse
3.B.a. Tutti concordano nel cercare forme integrate tra catechesi-liturgia-carità per l’armoniosa formazione della mente, del cuore, della sensibilità.
3.B.b. Pur dentro il quadro dell’anno scolastico (come tempo) si cerca di far prevalere l’anno liturgico (come contenuti), valorizzando soprattutto i tempi forti.
3.B.c. L’adozione della catechesi di tipo esperienziale cerca di superare una prospettiva troppo individualistica per riportare cioè il fanciullo a un’esperienza globale della vita cristiana che si dimensiona su tutta la gamma dell’esistenza.
3.B.d. Pur in un quadro che cerca di mantenere organico il cammino catechistico nell’impostazione prevalente per età, ci sono tentativi di una differenziazione di itinerari resi più personalizzati per condizione (vd. disabili) o per interesse (vd. associazioni).
3.C. Le attuazioni
3.C.a. Le varie iniziative tendono a promuovere maggiormente tra i fanciulli il “protagonismo ecclesiale” così che non siano solo utenti o spettatori. Un esempio è l’animazione della Messa a misura di fanciullo, senza indulgere allo spettacolo o isolarlo dalla comunità nel suo insieme nelle domeniche.
3.C.b. Alcune proposte sfuggono alle dinamiche scolastiche e si concentrano soprattutto sulla vita di gruppo (vedi: grest, campi estivi, costituzione di gruppi pluriclasse, ecc.).
3.C.c. In genere anche i percorsi differenziati non tendono a creare situazioni elitarie con divisione tra cristiani di serie A o di serie B. Più compatibile con il carattere “popolare” della catechesi dell’Iniziazione Cristiana è, ad esempio, il percorso formativo proposto dall’A.C.R.
3.C.d. L’età prevalente per i sacramenti è quella dei 9-10 anni per la Prima Comunione e quella di 12-13 anni per la Confermazione.
PROBLEMI APERTI
Successione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
La Commissione è ben persuasa che la successione teologica dei sacramenti dovrebbe iniziare col battesimo e compiersi con l’Eucaristia dopo aver ricevuto la confermazione.
Sulla base, però, di esperienze innovative non agevoli, esprime perplessità sull’utilità pastorale di modificare le consuetudini radicate. Forse il problema è quello di far percepire, al di là della successione, l’esigenza della continuità educativa cristiana, che sottrae la celebrazione a una visione formale ed episodica.
Resta, comunque, l’impegno a far cogliere la connessione e l’interdipendenza tra i sacramenti dell’iniziazione cristiana in un percorso che fin dall’inizio li riveli come doni dello Spirito, mantenendo viva l’esigenza di perseverare nell’itinerario di fede in ogni età della vita.
Cresima degli adulti
In margine a queste note ci permettiamo una battuta a proposito della cresima degli adulti, coloro c