COMMISSIONE PRESBITERALE ITALIANA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Riunione del 16-17 ottobre 2013 – Intervento di S.E. Mons. Mariano Crociata

La Chiesa in Italia e il nostro tempo di transizione Il contesto culturale occidentale Nessuno può negare che come cristiani ci sia stato dato da vivere un tempo particolare, nel quale la fede si trova in una situazione del tutto singolare. A partire dall’illuminismo, infatti, «la fede ha perso in ampia misura la sua base […]
17 Ottobre 2013
La Chiesa in Italia e il nostro tempo di transizione

Il contesto culturale occidentale
Nessuno può negare che come cristiani ci sia stato dato da vivere un tempo particolare, nel quale la fede si trova in una situazione del tutto singolare. A partire dall’illuminismo, infatti, «la fede ha perso in ampia misura la sua base nella coscienza del tempo, nondimeno la fede si è conservata in ampi strati della popolazione. Essa però ha dovuto vivere per così dire in un vuoto culturale, senza un autentico contatto con la coscienza dominante di quest’epoca, ma questa è una condizione pericolosa per la fede». Vi è come la percezione di uno scollamento, di una lateralità, di una ‘esculturazione’. Rimettere la fede al centro proponendola alla libertà dell’uomo e liberare il cristianesimo dal suo stare su di un crinale instabile in bilico tra arroccamento identitario e irrilevanza spiritualistica, sarà difficile se non impossibile senza ritrovare sintonie, cammini comuni, aperture di credito nei confronti del mondo moderno, insomma senza un rapporto con la storia degli uomini e delle donne di oggi. Cosa, d’altra parte, non facile, perché rispetto ai primi anni del postconcilio non esistono più racconti rivali oppure nemici da cui difendersi, mentre si è generalizzato il divieto di «sollevare domande radicali intorno alla genesi del senso. Ormai nessuno si appassiona più alle risposte moderne. È stata “smontata” la domanda». La crisi del cristianesimo dentro le coordinate storico-cronologiche del nostro tempo è parte di una crisi più ampia, poiché «la difficoltà a coniugare fede e storia è l’altra faccia della medaglia di una rinuncia pregiudiziale di fare della storia il luogo della elaborazione condivisa, dei progetti comuni. […] Il postmoderno ci appare come una forma parassitaria del moderno, in cui tutte le progettualità ideali sono ridimensionate e ridotte a materiali inoffensivi di consumo, in un cantiere culturale in cui nessuno ha più voglia di fare investimenti» . ....