COMMISSIONE PRESBITERALE ITALIANA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Preti di quale Chiesa, Preti per quale Chiesa

PREMESSA• esiste un legame a doppio nodo tra figura presbiterale e idea di Chiesa. Non è possibile pensare ad una figura di prete senza con ciò stesso immaginare immediatamente la Chiesa in cui collocare questa figura; e non è possibile, per un prete, progettare e strutturare la propria identità (e di conseguenza vivere la propria fede) […]
9 Marzo 2006

PREMESSA
• esiste un legame a doppio nodo tra figura presbiterale e idea di Chiesa. Non è possibile pensare ad una figura di prete senza con ciò stesso immaginare immediatamente la Chiesa in cui collocare questa figura; e non è possibile, per un prete, progettare e strutturare la propria identità (e di conseguenza vivere la propria fede) senza pensare e progettare l’identità, l’immagine della Chiesa in cui intende vivere il suo ministero. La Chiesa, e non semplicemente l’istituzione ecclesiale ma tutto ciò che questo concetto riesce a significare in termini di memoria, tradizione, identità, relazioni, società, valori, futuro, è il grande serbatoio semantico dentro il quale il presbitero attinge i concetti attraverso i quali da senso alla propria esistenza di fede (e più in generale alla propria esistenza tout court). La Chiesa è il grande campo semantico dentro cui attingere i significati per dare un nome ai tanti aspetti dell’esperienza di fede che è la vita del prete
• la Chiesa sta cambiando. Un cambiamento frutto non solamente di una riflessione, di un movimento sinergico del suo corpo sociale stimolato dall’acquisizione di concetti e di significati nuovi (cf la recezione in Italia del pensiero ecclesiologico del Vaticano II, e in special modo della Lumen Gentium, attraverso il percorso di progettazione pastorale voluto dalla CEI), ma conseguenza della modificazione in atto di una delle figure fondamentali che ne compongono il corpo sociale, quale quella presbiterale, appunto
• è un cambiamento che non può neppure essere misurato secondo la scala miglioramento/peggioramento dell’identità ecclesiale, intendendo in questo modo indicare una progressione/regressione lineare e continua dell’immagine di Chiesa rispetto ad un ideale punto omega. E un cambiamento che renderà la Chiesa diversa: cambiando in modo anche radicale la figura di coloro che attualmente ne gestiscono in modo preponderante il ritmo della vita quotidiana, non potrà che risultare notevolmente cambiata anche l’immagine ecclesiale. Inizialmente questo cambiamento apparirà (sta già apparendo) come un cambiamento di funzioni; in realtà questo cambiamento si strutturerà più radicalmente come un cambiamento di identità
• Recentemente sono state eseguite diverse ricerche per riuscire a prendere visione con più chiarezza dei mutamenti in atto nella figura presbiterale odierna (Garelli 2000, Diotallevi 2003, 2004). A suscitarne la realizzazione è stata, com’era ovvio attendersi, la percezione diffusa che si a ha di questo mutamento, non solo ad un livello ecclesiale ma anche sociale. A fornire energie alle diverse ricerche è stata però anche la constatazione, in parte inattesa, del ruolo di rilievo che la figura del prete continua a mantenere nelle nostre società occidentali, pur dipinte come società secolarizzate e affrancate dall’influsso della sfera del religioso: in queste nostre società il prete continua a mantenere, in quanto rappresentante del mondo del sacro e dell’universo del religioso, un posto di rilievo; più ancora la figura del prete si rivela come una figura essenziale ai fini della costituzione e della presenza dentro il tessuto sociale delle trame di quella solidarietà quotidiana e fondamentale che serve a costituire il tessuto connettivo delle nostre società e della nostra cultura

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